Idromele e sidro: La battaglia dei nettari proibiti

Il segreto degli Dei

C’era una volta, nelle remote terre del Nord, un liquido dorato e dolce che scorreva nelle coppe dei guerrieri: l’idromele. Gli antichi Vichinghi, inebriati dal potere del loro nettare, lo consideravano un dono degli dèi, una bevanda che infondeva coraggio e sapienza. Mentre l’idromele solcava i mari con i drakkar dei Vichinghi, nel sud dell’Europa un altro elisir stava guadagnando terreno: il sidro, prodotto con le migliori mele delle terre di Bretagna, Normandia e Asturie.
L’idromele, bevanda a base di miele fermentato, vantava una storia antichissima, che risaliva agli albori della civiltà. Gli antichi Egizi già lo conoscevano, e si narra che persino le ninfe greche lo offrissero agli eroi. Il sidro, invece, era la bevanda del popolo: nato nelle fattorie e nei villaggi, era il frutto della terra e della fatica contadina. Eppure, dietro queste apparenze rustiche, si nascondeva una storia ben più complessa e misteriosa.

La ribellione del sidro

Per secoli, l’idromele fu considerato la bevanda nobile, quella riservata ai guerrieri e ai re. Il sidro, invece, era relegato al ruolo di “fratello minore”, una bevanda per i contadini, lontano dai fasti delle corti. Ma il sidro, con il suo gusto frizzante e asprigno, non si accontentava di questa posizione di secondo piano. In Inghilterra, nel Medioevo, il sidro iniziò a conquistare il cuore del popolo e dei nobili. La sua fermentazione, che avveniva naturalmente grazie ai lieviti presenti sulla buccia delle mele, lo rendeva facile da produrre e accessibile.
Nel XVI secolo, il sidro divenne talmente popolare che alcuni storici sostengono abbia scatenato la prima “guerra delle bevande” in Europa. Nelle taverne, i bevitori si dividevano in due fazioni: gli appassionati di idromele e i sostenitori del sidro. Le dispute finivano spesso in risse, con le botti di sidro e idromele usate come armi di una guerra silenziosa e mai dichiarata.

La vendetta dei Monaci

Nel frattempo, l’idromele trovava nuovi sostenitori nei monasteri europei. I monaci, custodi delle antiche ricette, iniziarono a produrre idromele di qualità superiore, aggiungendo erbe e spezie per arricchire il sapore. Quello che era iniziato come un semplice esperimento divenne presto una tradizione, con monasteri come quelli di Glastonbury  e Montecassino  che vantavano le migliori ricette.
Ma i monaci, come spesso accadeva, non erano solo al servizio di Dio; erano anche imprenditori astuti. Si accorsero presto che il sidro stava minacciando il mercato dell’idromele. Non volendo perdere il loro monopolio sulle bevande fermentate, diffusero storie sul sidro: lo definirono la “bevanda del diavolo”, insinuando che il suo consumo eccessivo causasse comportamenti irrazionali e peccaminosi.
Questa campagna di discredito durò decenni e, per un periodo, sembrò avere successo. L’idromele tornò a essere la bevanda più apprezzata nei banchetti reali, mentre il sidro veniva visto con sospetto. Ma la storia aveva in serbo una sorpresa.

Il ritorno del sidro e la caduta dell’idromele

Nel XVIII secolo, il sidro ebbe una rinascita inaspettata. Le guerre napoleoniche, il commercio internazionale e l’industrializzazione portarono a una nuova ondata di popolarità per le bevande semplici e naturali. Il sidro, grazie alla sua facilità di produzione e al basso costo, diventò il preferito tra gli operai e i soldati.
L’idromele, d’altra parte, cominciò a scomparire dalle tavole. Il suo processo di produzione era più lungo e costoso: richiedeva grandi quantità di miele, che divenne sempre più raro e costoso con la scomparsa di molte colonie di api in seguito all’industrializzazione. La moda per le bevande più alcoliche e meno dolci, come il whisky e il rum, contribuì al declino dell’idromele.

Ma c’è chi sostiene che dietro il declino dell’idromele ci sia stata una cospirazione.

Alcuni documenti storici parlano di un patto segreto tra i produttori di birra e vino, che vedevano nell’idromele un potenziale rivale. Con il controllo delle taverne e il potere economico nelle loro mani, riuscirono a far sparire l’idromele dai mercati.

Il risveglio dei Nettari (dove la N non è la negazione della misura della superfice)

Oggi, dopo secoli di oblio, sia il sidro che l’idromele stanno vivendo una nuova epoca d’oro. Negli ultimi anni, l’attenzione verso le bevande artigianali ha portato molti giovani produttori a riscoprire queste antiche ricette. Il sidro, con la sua gamma di sapori che vanno dal dolce al secco, è diventato una delle bevande più amate nei bar e nei ristoranti, apprezzato sia come aperitivo che come abbinamento ai cibi.
L’idromele, dal canto suo, ha trovato una nuova nicchia tra gli appassionati di fantasy e storia medievale. Festival come il “Mead and Cider Fest” in Inghilterra o il “Viking Festival” in Scandinavia celebrano questa antica bevanda, riportandola in vita attraverso rievocazioni storiche e degustazioni.
Ma non è solo una questione di moda: c’è un crescente interesse per la qualità e la sostenibilità delle bevande. Il sidro, prodotto con mele locali e senza aggiunta di conservanti, è spesso considerato una scelta ecologica. L’idromele, invece, ha beneficiato del ritorno delle api e della produzione di miele sostenibile. Le varietà moderne di idromele includono infusi di frutta, spezie e persino erbe psichedeliche, un omaggio ai rituali antichi.

Un duello moderno: Chi vince la sfida?

Guarda che è tutto vero! Oggi, la battaglia tra idromele e sidro è più accesa che mai. I sommelier e gli esperti di bevande discutono senza sosta su quale sia la bevanda migliore. L’idromele, con il suo sapore dolce e vellutato, è perfetto per dessert e momenti di meditazione, mentre il sidro, fresco e dissetante, è ideale per le calde giornate estive. Ma forse non si tratta di scegliere un vincitore. In un’epoca in cui siamo bombardati da bevande artificiali e prodotti industriali, il vero trionfo è il ritorno alle origini, alla riscoperta di sapori autentici e storie millenarie.

Una curiosità finale

Ecco una piccola provocazione per chi ama i misteri: si dice che chi beve idromele in quantità moderata sviluppi una “visione chiara”, una sorta di saggezza che consente di vedere oltre l’apparenza delle cose. Questa leggenda viene dagli antichi saggi nordici, che consideravano l’idromele una “bevanda di verità”. Al contrario, il sidro è visto come la “bevanda della ribellione”. Nelle campagne inglesi del XVIII secolo, i lavoratori bevevano sidro come forma di protesta contro i bassi salari. Si narra che nei giorni di rivolta, la produzione di sidro aumentasse misteriosamente, come se gli alberi di mele stessi partecipassero alla ribellione.
Quindi, la prossima volta che alzi un bicchiere di idromele o sidro, ricordati di questa storia: non stai solo bevendo una bevanda, ma stai partecipando a una battaglia millenaria, una danza tra tradizione e ribellione, tra dolcezza e asprezza. E in fondo, forse è proprio questo il segreto: non esiste una scelta giusta o sbagliata, esiste solo il piacere di scoprire e gustare ciò che la storia ha da offrire.
Alla tua salute, qualunque sia la tua fazione.

Se bevi, non guidare! Se guidi, non  bere!

Magari fatti una bella spremuta di frutta fresca con un estrattore!